lunedì 29 dicembre 2008

Impianti geotermici italiani in Nevada - USA

Sono in via di completamento nella Contea Churchill (Nevada) due innovativi impianti geotermici di Enel North America. L'entrata in produzione di Stillwater e Salt Wells, spiega Enel in una nota, contribuira' all'obiettivo dello Stato americano di realizzare il 20% della produzione da fonti rinnovabili entro il 2015.

Con una capacita' installata complessiva di 65 MW lordi, le due centrali produrranno circa 400 milioni di chilowattora all'anno, in grado di soddisfare i consumi di circa 40.000 famiglie americane, evitando cosi' l'emissione in atmosfera di oltre 300 mila tonnellate all'anno di CO2. "Forte della sua esperienza ormai centenaria in Italia -afferma Francesco Starace, Direttore della nuova Divisione Energie Rinnovabili- Enel e' oggi protagonista della geotermia anche negli Stati Uniti con un impianto gia' operativo e un portafoglio di progetti in stadio avanzato di sviluppo per una capacita' di oltre 150 MW in Nevada, California e Utah".


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domenica 28 dicembre 2008

Paesi Bassi. Geotermia da una ex miniera di carbone

Paesi Bassi: geotermia da un’ex miniera di carbone.

Succede a Heerlen, cittadina dei Paesi Bassi, dove una vecchia miniera di carbone oramai abbandonata da oltre 30 anni è stata convertita in una moderna fonte di energia geotermica. Si tratta del progetto Minewater, entrato in funzione recentemente per fornire riscaldamento e climatizzazione a 350 edifici tra abitazioni ed esercizi commerciali del centro urbano olandese. Il sistema sfrutta i rami sotterranei della cava ora completamente inondati di acqua, che a quella profondità segna una temperatura di 32° C, e a cui si accede attraverso cinque pozzi scavati successivamente in diverse zone, ciascuno di 700 metri di profondità. I pozzi in questione pompano l’acqua in superficie ad una velocità di 80 metri cubi l’ora, portando la massa ad una temperatura di 28° C. A questo livello un impianto ne estrae il calore per indirizzarlo al sistema idraulico dei radiatori, mentre l’acqua, ormai raffreddata, viene rispedita 450 metri sottoterra. Un nuovo modo per dire “veramente” addio ai combustibili fossili.

Geotermica Saval Srl

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sabato 27 dicembre 2008

Al petrolio piace il geotermico

Sembra che importanti investitori USA si stiano orientando verso gli investimenti nell'energia geotermica, e si fanno grossi nomi: da Warren Buffett a Google Inc.. Specialmente quest'ultima spinge molto sull'acceleratore, donando 10 milioni di $ ad un laboratorio per le ricerche geotermiche e pressando il governo statunitense perché investa nella ricerca.Il Los Angeles Times racconta la storia di un impianto geotermico attivo nel Nevada, che produce energia sufficiente a tutti gli abitanti della città di Reno (quella famosa per i casinò e i divorzi lampo). Pur godendo di tale fortuna, i cittadini, come racconta il responsabile dell'impianto "non sanno neppure che esiste", tanto è silenzioso e discreto e pulito.Il Nevada ha altri 45 progetti analoghi, e riferisce un ricercatore: "Mi sono occupato di geotermia per 25 anni, e non ho mai visto una cosa simile. Il denaro sta cadendo dal cielo."Chissà che Beppe non abbia davvero ragione... In fin dei conti, è proprio la geotermia che sta salvando l'Islanda dal disastro definitivo!

Fonte: http://petrolio.blogosfere.it
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mercoledì 24 dicembre 2008





Geotermica Saval Srl



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Geotermia targata Italia all’IKEA di Coventry

Geotermia targata Italia all’IKEA di Coventry

Nuova significativa affermazione della geotermia italiana nel Regno unito: tramite il proprio distributore AERMEC UK Limited, l'azienda veronese ha fornito otto coppie di pompe di calore acqua-acqua NBW/NLW-H che costituiranno il cuore di un sistema geotermico che sarà realizzato dal gigante dell'arredamento domestico IKEA a Coventry.L'IKEA si è proposta di ridurre al minimo l'impatto ambientale di tutte le proprie operazioni. Per questo motivo ha fissato alti standard nella costruzione di un nuovo negozio che andrà costruito nel centro di Coventry su un terreno precedentemente adibito allo sviluppo industriale.Sistema geotermico con pozzi d'acquaL'acqua viene pompata in superficie per raffreddare e riscaldare usando una ridotta quantità di potenza.In Gran Bretagna i sistemi geotermici sono per la maggior parte progettati per fornire solo una parte dell'energia richiesta per il raffreddamento e il riscaldamento, mentre la rimanente porzione viene fornita da sistemi tradizionali a combustibili fossili. Gli esperti di energie rinnovabili e di HVAC della TCS (Totale Concept Solutions) sono stati interpellati dall'IKEA per lo sviluppo di un progetto geotermico in grado di generare la totalità dell'energia richiesta per il riscaldamento dell'edificio, per il condizionamento e per la produzione di acqua calda sanitaria: 1500 kW di potenza termica o frigorifera oltre a 300 kW per l'acqua sanitaria.Le pompe di calore di AERMEC sono state individuate come le più idonee per la realizzazione del progetto.In quanto parte di un sistema ad anello aperto, sono stati scavati sul posto quattro pozzetti dal diametro di 550 mm e distanti tra loro 120 metri. Due di essi vengono utlizzati per l'estrazione di acqua da falda acquifera su letto di arenaria situato in profondità sotto la superficie, mentre i rimanenti due riportano l'acqua alla falda. Il trasferimento di calore avviene utilizzando uno scambiatore per assicurare l'integrità dell'ambiente circostante in modo che non ne risulti compromesso.Il vantaggio nell'utilizzo di energia geotermica consiste nel suo essere costante e prevedibile. Pompata da pompe sommerse in ogni pozzetto, l'acqua sul terreno dell'IKEA raggiunge la superficie ad una temperatura costante di 12°C a 20 litri al secondo.

Approfondimenti

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lunedì 22 dicembre 2008

55% per pompe di calore solo se si sostituisce integralmente l'impianto

L´Agenzia delle Entrate ha precisato che la detrazione del 55% delle spese sostenute per interventi di sostituzione di impianti di climatizzazione invernale ( art. 1 comma 347 L. 296/2006) con pompe di calore ad alta efficienza o con impianti geotermici a bassa entalpia è sfruttabile solo se l´intervento consiste nella sostituzione integrale dell´impianto preesistente.Se la pompa di calore è utilizzata semplicemente per integrare l'impianto esistente o per una sostituzione parziale la detrazione non è ammissibile. La precisazione è contenuta nella Risoluzione n. 458/E del 1 dicembre 2008.

Fonte ACCA

Geotermica Saval Srl

domenica 21 dicembre 2008

Energie alternative - Il sistema che prevede lo scambio di calore con il sottosuolo ha già trovato applicazioni pratiche in alcune abitazioni, e sempre più famiglie scelgono questa tecnologia

Bergamo News - 21/12/2008
In città spuntano le prime case con riscaldamento geotermico


A Bergamo spuntano esempi di riscaldamento geotermico. Dopo l'articolo di Bergamonews, che approfondiva la "provocazione" lanciata dall'Università, le segnalazioni si moltiplicano. C'è la nuova scuola per l'infanzia di via Codussi, come ha ricordato il Comune, ma qualcosa si muove anche nell'edilizia privata. "Il sistema ha dato prova di funzionare bene" dicono gli inquilini."...per pescare il calore del suolo siamo scesi fino a 100-150 metri di profondità". La spesa va dai seimila ai diecimila euro in più per appartamento rispetto ai prezzi di mercato. Questo per quanto riguarda le case nuove, per le abitazioni vecchie l'installazione dell'impianto avrebbe costi molto elevati". L'investimento ha un buon ritorno sia dal punto di vista del risparmio che del contributo all'ambiente: "La resa del riscaldamento geotermico è buona, specialmente se lo si abbina a un buon isolamento. Certo, c'è il costo della bolletta elettrica per far funzionare la pompa di calore, ma il risparmio è comunque garantito. E poi si azzerano le emissioni. Nella casa di via Verdi siamo andati oltre, eliminando anche il gas. La cucina funziona infatti ad induzione". In parole povere, l'acqua della pasta viene scaldata sfruttando un principio magnetico. La geotermia insomma fa proseliti.

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domenica 14 dicembre 2008

Detrazione 55%

12/12/2008 - Simone, a Padova, ha investito 140mila euro per ristrutturare la propria casa con obiettivi bioclimatici. Daniela, a Genzano, per lo stesso intervento ne ha spesi 43mila, più 7mila in infissi certificati energeticamente. Luigi, a Castiglione Torinese, con 30mila euro ha realizzato un cappotto termico intorno alla casa per ridurre le dispersioni e i consumi per il riscaldamento. Paolo, a Mestre, ha installato un sistema di riscaldamento a pavimento, finestre con doppi vetri e rifatto l’impianto elettrico e termico per una spesa di 80mila euro. Hanno scelto il risparmio energetico perché sapevano di poter contare sugli incentivi introdotti a questo scopo dalla legge finanziaria del 2007, ma ora rischiano di non vedere il rimborso promesso dallo Stato. Come loro, tanti altri, in tutta Italia, temono di veder sfumare la possibilità di rientrare delle spese, perché l’articolo 29 del decreto legge 185/2008 limita la possibilità di usufruire dello sconto per gli interventi di riqualificazione energetica, rende più complicato e discrezionale l’iter per accedere agli sgravi. E in molti hanno risposto ieri all’appello di Legambiente e di Assolterm, invadendo piazza Montecitorio sotto una pioggia battente. Un’alleanza inedita di cittadini, associazioni e rappresentati di aziende, insieme a un gruppo di pinguini, simbolo dell’urgenza della lotta al mutamento climatico, ha chiesto a gran voce di fermare il provvedimento che taglia gli incentivi del 55% per le fonti rinnovabili e il risparmio energetico. Che rappresentano per le famiglie una possibilità concreta di risparmio, per le imprese una prospettiva di innovazione e di lavoro, per l’Italia un opportunità di ridurre importazioni di combustibili fossili e emissioni. “Togliere la retroattività per il 2008, come ha proposto Tremonti, non è sufficiente - dichiara Edoardo Zanchini, responsabile Energia di Legambiente -. Chi si è indebitato convinto di poter contare sugli incentivi e non ha ancora finito l’intervento, rischia di non poter contare sulle detrazioni per il 2009. Ed è sbagliato fissare una cifra massima complessiva per le detrazioni, superata la quale le domande sono escluse - continua Zanchini - perché porterà a fermare tutti gli investimenti nel risparmio energetico. Nessuna impresa, nessuna famiglia sceglierà le tecnologie migliori e gli interventi più costosi, che permettono realmente di ridurre i consumi. Il provvedimento spingerebbe le aziende delle rinnovabili verso l’estero e il settore edilizio a tornare al nero”. Un controsenso vero e proprio, in un periodo di crisi qual è quello attuale. Negli ultimi due anni, infatti, gli incentivi sono stati utilizzati da 250mila cittadini, mettendo in moto un giro di affari di oltre 3miliardi di euro e consentendo l’emersione del nero e l’attivazione di una nuova economia. Per le famiglie che hanno realizzato alcuni degli interventi consentiti dagli incentivi - cambio degli infissi, impianti geotermici, pannelli solari termici, riscaldamento a pavimento, cappotto termico delle pareti e del tetto - il risparmio in bolletta è stato rilevante: fino a 1000 euro l’anno. Chi ha coibentato casa, ha dimezzato il costo del riscaldamento, chi ha installato una caldaia a condensazione taglia la bolletta di circa il 30%, chi ha installato un pannello solare termico può ridurre la bolletta energetica del 20-40%. Oltre al risparmio dei privati, gli incentivi sono anche un importante volano per una nuova economia che genera lavoro e produce ricchezza. Nel 2008 il provvedimento ha mosso interventi pari a 1,8 miliardi di euro, generando immediatamente Iva, Ires e Irap. Non rappresenta, quindi, come dice Tremonti, solo un minor introito fiscale per lo Stato. “Il rimborso degli interventi è inoltre spalmato su 3 anni - aggiunge Zanchini -, termine che si può estendere anche a 5, purché si ripristini la versione originale del provvedimento garantendo la certezza delle detrazioni, che è l’unica possibilità di non bloccare gli investimenti. Nel frattempo, bisogna puntare a elevare gli standard degli interventi edilizi anche attraverso la certificazione energetica in edilizia e l’integrazione delle fonti rinnovabili e ridurre gli spazi del sommerso, affinché questi interventi diventino in breve tempo la pratica normale e si possa allora fare a meno degli incentivi”. Se le detrazioni verranno ridotte non ci sarà più certezza per chi realizza gli investimenti. E per una esperienza virtuosa come quella dei Gruppi di acquisto solare forse non vi sarà più futuro: quarantadue famiglie stanno installando impianti solari termici e fotovoltaici in Comuni del Veneto orientale (Ceggia, Portogruaro, Torre di Mosto, San Stino di Livenza e Marcon) grazie al lavoro dello sportello energia di Legambiente che, oltre a informare i cittadini, ha organizzato una gara di acquisto collettiva che ha ridotto il costo degli interventi del 15%. I vantaggi di questo modello di gruppo d’acquisto sono straordinari: si riduce la spesa dell’intervento, si installano impianti certificati e garantiti, le famiglie tagliano la bolletta energetica e si risparmiano 82 tonnellate l’anno di emissioni di CO2.

Fonte: Ufficio stampa Legambiente

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venerdì 12 dicembre 2008

Sonde geotermiche

Sonde geotermiche - Introduzione






Parte essenziali di un impianto geotermico sono senza dubbio le sonde geotermiche. Quando si parla genericamente di “impianti geotermici” di riscaldamento e raffrescamento, senza ulteriori precisazioni, ci si riferisce ad impianti in cui lo scambio con il sottosuolo avviene con sistemi di scambio termico realizzati con sonde geotermiche verticali.Queste sonde geotermiche sono costituite da circuiti in polietilene a singolo o doppio U, alloggiati in fori di diametro 14 - 15 cm e profondi dai 70 ai 120 mt.



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giovedì 11 dicembre 2008

La geotermia della Rift Valley darà energia all´Africa

L´utilizzo del "vapore della terra" per creare energia ha ormai più di un secolo, ma la geotermia è pronta per diventare il futuro energetico dell´Africa orientale e a trasformare la Rift Valley nella grande centrale geotermica del XXI secolo.
La notizia arriva mentre in Paesi poveri del mondo, come Guatemala e Papua Nuova Guinea, si sta puntando sul geotermico come alternativa ai combustibili fossili.
L´Environment programme dell´Onu (Unep) e il Global environment facility (GEF) hanno annunciate il completamento del completamento del progetto sperimantale di prospezioni in Kenia che avrebbe superato tutte le aspettative: i pozzi geotermici sarebbero in grado di produrre da 4-5 MW a 8Mw di elettricità, il che potrebbe portare a un risparmio di 75 milioni di dollari della bolletta petrolifera con la messa in opera di impianti geotermici per a 70MW installati.
Risultati eclatanti e molto interessanti anche per gli investitori, che aprono la strada ad uno sfprzo internazionale per espandere la geotermia lungo tutta la ciclopica frattura della Rift Walley che corre da Gibuti al Mozambico. Così il progetto, finanziato dal Gef e che coinvolge l´Unep e la Kenyan power company KenGen, potrebbe cambiare le prospettive della geotermia nel pianeta. Il progetto kenyano è stato sviluppato in tre anni utilizzando le tecnice "Micro Seismic" e "Magneto Telluric surveys" e studi per individuare i siti di perforazione più promettenti in località come Olkaria e Naivasha, a solo un´ora d´auto dalla capitale Nairobi. Un impianto geotermico era già operativo nell´area da circa 25 anni e produce 45MW, mentre un´altro messo in funzione nel 2000 ha una capacità di 70 MW. Le nuove tecniche evitano la grande dispersione di vapore e hanno individuato pozzi con potenziale energetico molto più elevato.
L´importanza del progetto la spiega bene il direttore dell´Unep: «Combattere il cambiamento climatico e contemporaneamente ottenere che due miliardi di persone abbiano accesso all´energia, sono tra le sfide centrali di questa generazione. La geotermia è al 10% locale , rispettosa ed amica dell´ambiente, una tecnologia che è stato sotto-utilizzata per troppo tempo. Ci sono almeno 4000MW di energia elettrica pronti per essere raccolti lungo la Rift. E´ giunto il momento di adottare questa tecnologia a vasto raggio al fine di fornire mezzi di sussistenza, per lo sviluppo di energetico e per ridurre la dipendenza dagli inquinanti ed imprevedibili combustibili fossili. Dal luogo in cui il genere umano hanno fatto i suoi primi passi sta emergendo una delle risposte per la sua sopravvivenza su questo pianeta».
Secondo Monique Barbut, presidente del Gef «Superare sotto il profilo economico e tecnico gli ostacoli alla produzione di energia rinnovabili è parte della nostra responsabilità condivisa. Il lavoro nella Rift Valley dimostra che la geotermia non è solo tecnologicamente fattibile, ma efficace per i paesi dell´Africa, dove esiste un potenziale globale di almeno 7000MW». Speriamo che la Rift Valley Africana diventi il faro per una accelerazione future della geotermia in termini di dimensioni e di numero di centrali elettriche a fianco la sua diffusione geografica in tutto il mondo sviluppato e in via di sviluppo».
Due anni fa il Gef ha approvato un finanziamento di 18 milioni di dollari per l´Africa Rift Valley Geothermal Development Facility (ARGeo), un progetto che coinvolge anche Banca mondiale e Unep e che prevede prospezioni geotermiche in Eritrea, Etiopia, Gibuti, Kenya, Uganda e Tanzania, le attività di perforazione dovrebbero iniziare già nel 2009. ARGeo ha un forte sostegno da parte dell´Islanda, il leader mondiale del geotermico, che produce con l´energia della terra il 90% del suo fabbisogno di elettricità, ma anche della Germania che punta molto sull´innovazione tecnologica legata alla geotermia.
Gli impianti kenyani hanno chiesto anche di essere inseriti tra le attività che usufruiscono del Clean development mechanism del Protocollo di Kyoto per un´ulteriore espansione di 35MW.
Per il Kenya la geotermia si sta rivelando una vera e propria benedizione: attualmente il Paese africano produce energia elettrica per circa 1.000 MW, utilizzando soprattutto impianti idroelettrici che sono sempre più in crisi a causa della diminuzione delle piogge, con la geotermia il governo di Nairobi pensa di produrre 1.200 MW entro il 2015.
Intanto sono arrivati anche gli immancabili cinesi che si sono accaparrati lo sviluppo e la gestione del nuovo impianto Olkaria IV che secondo Gef ed Unep dovrebbe essere costituito, con l´utilizzo delle nuove tecnologie, da soli 30 pozzi rispetto ai 30 necessari con i vecchi metodi, con un risparmio di realizzazione valutato in 5 milioni di dollari a pozzo.
Intanto anche dall´altra parte del mar rosso, nello Yemen, sono in corso colloqui con il ministero delle acque e dell´ambiente per avviare prospezioni geotermiche fin dai primi mesi del 2009. La geotermia sta suscitando l´entusiasta attenzione di tutti i Paesi dell´area e anche le Isole Comore, la Repubblica democratica del Congo e il Rwanda hanno chiesto di partecipare al progetto.

Fonte: http://www.greenreport.it/

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lunedì 8 dicembre 2008

La Scozia rinuncia al nucleare

“Non ci sono proposte chiare per lo smaltimento delle scorie e non vogliamo approvare costi così elevati e potenzialmente senza fine per le generazioni future” : sono queste le esatte parole con cui, in un documento ufficiale sulla politica energetica, il Governo scozzese motiva la sua scelta di chiudere con il nucleare una volta finito il ciclo di vita delle due centrali esistenti, che saranno entrambe dismesse entro il 2015.In Scozia non si costruiranno più nuove centrali. Un vero e proprio veto quello posto dal Governo di Edimburgo, che pare non lasciare spazio a discussioni. D’altra parte, in seguito alla devolution del 1997, la pianificazione rientra tra le competenze cedute da Londra alle istituzioni scozzesi, che ora stanno usando questo potere per fare una scelta precisa sul proprio futuro energetico: no a nuovi impianti nucleari, meglio puntare sulle energie rinnovabili. “la Scozia può ottenere 60 GW solo dalle rinnovabili - 10 volte il picco della domanda. Più che colmare il vuoto del nucleare, il problema sarà creare un’infrastruttura capace di esportare il surplus elettrico.” Lo ha detto il primo ministro scozzese.

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domenica 7 dicembre 2008

Dibattito sul Clima al Parlamento Europeo

Al Parlamento europeo di Bruxelles, riunitosi in seduta plenaria, si è tenuto un dibattito sul clima e sulla crisi economica in vista del prossimo vertice europeo che si terrà a Bruxelles l’11 e il 12 dicembre, l’ultimo sotto Presidenza francese. Al menù dei capi di Stato e di governo figura la crisi economica ed il relativo piano di rilancio proposto dalla Commissione, il pacchetto clima/energia ed il futuro del trattato di Lisbona. Segue l’intervento dell’ on Umberto Guidoni del PCdI
C’è chi sostiene che la direttiva Europea del 20-20-20 imponga costi troppo elevati per l’economia dell’Unione europea. Fra questi c’è il governo italiano che ha presentato stime di costi quasi doppi (18 Miliardi €/anno contro 9 Miliardi €/anno valutati dalla Commissione) senza prove, peraltro, convincenti.
Tuttavia, simili posizioni sottovalutano il futuro prezzo dei combustibili fossili e ignorano gli ingenti vantaggi derivanti dalla rapida diffusione delle energie rinnovabili: la sicurezza dell’approvvigionamento e, soprattutto, la creazione di nuovi posti di lavoro, in un momento di recessione in cui migliaia di lavoratori sono espulsi dai processi produttivi e messi in mobilità.
L’aumento di efficienza energetica e l’utilizzo diffuso di fonti rinnovabili sono la ricetta per uscire dalla crisi economica. Concentrare grande parte dei fondi pubblici per salvare le banche significa riproporre quello stesso modello economico, tutto basato sulla finanza, che ha creato la crisi che stiamo cercando di combattere.
Non si può affrontare la drammatica situazione economica senza cambiamenti di strategia. La direttiva Ue punta sull’innovazione e soprattutto tenta di affrontare, in tempo, gli sconvolgimenti creati dai cambiamenti climatici in atto. Un problema che peserà sempre di più sulla vita dei cittadini europei e sulle economie degli Stati Membri.
Ecco perché gli investimenti pubblici non devono andare, ancora una volta, a sostegno dei settori tradizionali (quali quello delle auto per esempio) ma devono concentrarsi sulle attività che portano innovazione in campo energetico e ambientale.
Fattori chiave per la crescita del settore delle energie rinnovabili sono lo sviluppo delle reti di distribuzione e l’accesso prioritario.
Tra gli anni 60-80, le enormi spese per le infrastrutture di rete per i grandi sistemi centralizzati furono sostenute con ingenti investimenti pubblici. Questo aspetto deve valere anche per garantire il futuro del sistema energetico basato sulle rinnovabili.
Al fine di assorbire la potenza derivante dagli impianti di generazione di energia rinnovabile, le infrastrutture delle reti di distribuzione devono essere adeguate alle nuove esigenze (reti intelligenti).
Occorre, anche, affrontare il tema del contributo dei trasporti che richiede di qualificare l’obiettivo obbligatorio del 10% per i carburanti provenienti da biomasse. Per questi prodotti si deve puntare sulla qualità anziché puramente sulla quantità.
C’é bisogno di criteri di sostenibilità ambiziosi e dinamici, l’uso delle biomasse deve orientarsi verso aree non controverse e verso tecnologie di conversione, quali i biogas e la biomassa per l’elettricità e il riscaldamento, dotate di un’efficienza di gran lunga superiore rispetto ai carburanti di prima e seconda generazione.
Lo sviluppo delle energie rinnovabili richiede conoscenze e competenze. Il fattore umano risulta molto importante e questo garantisce che il pacchetto energia-clima porterà migliaia di posti di lavoro qualificati, un antidoto alla crisi economica che brucia occupazione.
Infine, voglio sottolineare che lo strumento di "flessibilità" più potente ed economicamente vantaggioso a disposizione degli Stati membri è costituito dalle misure di efficienza nei settori dell’edilizia, dei trasporti, dell’industria e nell’utilizzo di elettricità. Si auspica che i governi creino un collegamento fra l’efficienza nazionale e le politiche sulle energie rinnovabili.
Dobbiamo approvare il pacchetto sul cambiamento climatico entro breve. Non possiamo permettere che la miopia di alcuni Stati membri e gli interessi particolari di pochi blocchino un processo fondamentale per il futuro dei cittadini europei

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sabato 6 dicembre 2008

Materiali di risulta di scavo



Materiali di risulta di scavo


Nuove puntualizzazioni in materia di rifiuti dall ’UnioneEuropea. Con la Direttiva 2008/98/CE del 19 novembre 2008, messa apunto da Parlamento e Consiglio europeo, Bruxelles ha fornito ulteriorichiarimenti agli stati membri, che devono così conformarsi a un sistema digestione e riciclaggio integrato, basato su regole condivise.La Direttiva mette in primo luogo a disposizione la definizione di rifiuto,inteso come la sostanza o l’oggetto di cui il detentore vuole disfarsi, nonprevedendo una riutilizzazione diretta. Sono quindi espressamente esclusidalla normativa comunitaria i materiali derivati da demolizioni, così come lerocce e le terre ottenute dai procedimenti di scavo.Questa tipologia di materiali non può quindi essere classificata come rifiuto,posizione che è già costata al’Italia una condanna per la violazione dellaDirettiva 74/442/CE, confermata dalla sentenza C 194/2005 della Corte diGiustizia Europea.




L’Unione Europea esclude dall ’ambito di applicazione della nuova normativasui rifiuti i terreni, comprendendo anche i suoli contaminati e gli edificicollegati permanentemente al terreno. Non sono contemplati tra i rifiutineanche i materiali naturali escavati durante il corso delle attività dicostruzione se è certo il loro riutilizzo.Restano fuori dalla Direttiva anche i materiali di risulta derivanti daprospezione, trattamento e ammasso di risorse minerali. Così come quelligenerati dallo sfruttamento delle cave o dalle attività delle industrieestrattive.In questi casi non si parlerà di rifiuti, ma di sottoprodotti. A patto che siacerto il loro riutilizzo, che le sostanze possano essere usate direttamente,senza ulteriori trattamenti, e che siano soddisfatti tutti i requisiti per laprotezione della salute e dell ’ambiente.La Direttiva comunitaria tratta anche il caso dei rifiuti che cessano di esseretali se comunemente usati per scopi specifici. In questo caso il legislatoreeuropeo richiede l’esistenza di una domanda di mercato per questo tipo dimateriali, così come il rispetto della normativa vigente e dei valori limite perla presenza di sostanze inquinanti.Nel caso in cui l ’Unione Europea non fissi linee guida a riguardo gli Statimembri possono decidere autonomamente, nel rispetto delle leggi esistenti.



venerdì 5 dicembre 2008

Sgravi fiscali geotermia

Sgravi fiscali geotermia

Dopo quella annunciata mercoledì nel corso dell'audizione a Montecitorio, il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, apre alla possibilità di altre correzioni sulla nuova disciplina del bonus per il risparmio energetico definita nel Dl anticrisi. Oltre che sulla retroattività della stretta, dunque, si prospettano altri ritocchi al provvedimento in sede di conversione (l'iter partirà martedì prossimo nelle commissioni Bilancio e Finanze della Camera).In particolare, il titolare di via XX Settembre intervenendo ieri a «Porta a porta» ha fatto riferimento al meccanismo del silenzio- diniego introdotto dal decreto legge 185 per regolare le modalità di risposta dell'agenzia delle Entrate alle richieste d'accesso al bonus del 55 per cento. Istanze che dovranno essere inviate da chi intende realizzare interventi di riqualificazione energetica di case o altri fabbricati nei prossimi due anni. L'incentivo "verde", infatti, è stato prorogato fino alla fine del 2010.
«Il silenzio-diniego ha chiarito Tremonti si può modificare, quella è una procedura. Però su una cosa sarò assolutamente fermo: se dai il credito d'imposta, ed è giusto darlo, e in questo settore è giustissimo, poi però lo devi coprire».Il ministro dell'Economia se farà un passo indietro sull'anticipazione al 2008 del nuovo regime dei crediti fiscali non intende transigere per il futuro. Obbligo di prenotazione e plafond annuale sul totale dei rimborsi, quindi, non saranno oggetto di ripensamenti. Anche se alla Camera è stato depositato un emendamento firmato dal ministro dell'Ambiente, Stefania Prestigiacomo, che mira ad abrogare l'intera riforma del 55% e ripristinare il meccanismo di accesso automatico al bonus.

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